La borgata giardino dell’Istituto per le Case Popolari in Roma
Il percorso illustra le caratteristiche architettoniche, urbane e stilistiche della Garbatella, realizzata dall’Istituto per le Case Popolari in Roma (ICP) tra il 1920 e il 1930. Il quartiere, progettato da alcuni dei maggiori protagonisti della cultura architettonica romana degli anni Venti, si distingue per una singolare connotazione dei fronti urbani e per la qualità dei suoi spazi aperti, come documentano le fotografie storiche e i progetti conservati all’Archivio Storico Capitolino e all’Archivio Storico ATER Roma (ex ICP).
Fondata come borgata giardino il 18 febbraio del 1920, la Garbatella costituisce uno dei più estesi e rappresentativi progetti di espansione residenziale dell’ICP. Il quartiere, che si articola su una superficie complessiva di 26 ettari divisi in 44 lotti, venne programmato per «alloggiare specialmente gli operai della zona industriale nella quale l’area stessa ricade»[1]. La borgata giardino, infatti, era parte del più vasto piano di assetto della zona industriale della Capitale. In relazione a tale destinazione, nel 1916, Gustavo Giovannoni e Marcello Piacentini avevano elaborato il Piano regolatore della zona industriale di Roma che oltre a rilevare gli insediamenti delle industrie e dei servizi prevedeva un generale ridisegno della zona destinata alla realizzazione del porto fluviale, presso la basilica di san Paolo, del canale navigabile di collegamento con Ostia e del quartiere residenziale sui Colli di san Paolo.
La possibilità di realizzare questo piano, si concretizza nel 1917, quando il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici approva il progetto del Comitato Pro Roma Marittima, fondato dall’ingegnere navale Paolo Orlando, istituendo nel 1919 l’ente per lo Sviluppo Marittimo e Industriale di Roma (SMIR) che aveva il compito di realizzare e gestire la zona industriale da Roma al mare. Nel giro di pochi anni, però, a causa di diversi ostacoli di natura economica e politica lo SMIR sarà soppressoe numerosi dei progetti programmati saranno disattesi, in primis quello del porto di san Paolo. La realizzazione del quartiere residenziale, denominato poi Garbatella, verrà così assunta dall’ICP che a partire da 1920 cura i progetti, per successivi interventi, con edifici destinati ad accogliere anche gli abitanti provenienti dagli sventramenti del centro storico e dalle demolizioni dei numerosi baraccamenti nei pressi delle Mura aureliane, delle vie consolari, di porta Metronia, etc.
L’ICP con i primi interventi, realizzati intorno a piazza Benedetto Brin (1920-1923, lotti 1-5), promuove una lottizzazione estensiva che associa alla qualità urbana un controllato progetto architettonico. L’impianto urbano di questo primo nucleo venne progettato da Gustavo Giovannoni e Massimo Piacentini (Segretario Tecnico del Direttore Generale dell’ICP) «seguendo l’andamento della rete stradale e le condizioni altimetriche in modo da offrire un insieme vario e pittoresco secondo i diversi punti di vista»[2]. L’intenzione dei promotori era quella di costruire un quartiere modello, capace di suggerire, sperimentandola, una città a misura d’uomo: nei tracciati e nelle sezioni stradali, nella variazione dei tipi e delle facciate, negli spazi pubblici e in quelli di pertinenza privata. Un’operazione resa possibile dallo scarso valore commerciale dell’area che era distante dal centro della città, fuori dai limiti del piano regolatore.
L’ICP, interpretando tali istanze, realizza alla Garbatella un intervento di singolare sperimentazione progettuale. In relazioni alle diverse utenze, vengono adottate differenti soluzioni tipologiche che si qualificano attraverso il disegno dei prospetti, ispirato a una disinvolta e spesso ironica rilettura dell’architettura storica. Tale connotazione, infatti, nelle sue molteplici declinazioni, viene assunta come codice linguistico nei progetti elaborati da un gruppo di giovani architetti, vicini a Giovannoni, tra cui Innocenzo Sabbatini, Plinio Marconi, Camillo Palmerini, Gian Battista Trotta e Giuseppe Nicolosi. Questo stile vario e pittoresco, definito poi dalla critica barocchetto, segna l’immagine del quartiere che si struttura in base a tipi comuni, ripetuti e articolati in modi distinti, componendo le varie cellule attraverso differenti linee specularità. Ne deriva un tessuto edilizio costituito da una serie innumerevole di varianti architettoniche caratterizzate dalla combinazione di diversi motivi stilistici: evocazioni medioevali, declinazioni moderniste, memorie rurali, citazioni classiciste e barocche.
I primi cinque lotti, come detto, presentano una lottizzazione estensiva, articolata in villini, case a schiera e palazzine i cui impianti planimetrici sono curati da Innocenzo Costantini e dall’Ufficio Costruzioni e Progetti dell’ICP che affida il disegno dei prospetti a Innocenzo Sabbatini, Felice Nori, Camillo Palmerini e Plinio Marconi. La bassa densità edilizia caratterizza anche il Quartiere dei baraccati, progettato da Gian Battista Trotta (1925-1927, lotti 28-32, 37-38), e il Quartiere delle case a riscatto, di Plinio Marconi (1926-1927, lotti 52-55) che alla Garbatella realizza anche un edificio a corte (1923, lotto 8), cinque palazzine su via delle Sette Chiese (1926-1927, lotto 11), una palazzina economica (1929, lotto 8bis). La palazzina sarà il tipo edilizio che andrà a strutturare l’impianto urbano del quartiere, con i progetti di Palmerini, Sabbatini, Trotta, Polidori, Nicolosi, Sforza. A servizio del tessuto residenziale, saranno poi realizzati una serie di edifici pubblici, tra cui il Dopolavoro femminile, l’Asilo Luigi Luzzatti, il Cinema-Teatro Garbatella (ora Palladium) e i Bagni pubblici, progettati tra il 1926 e il 1927 da Sabbatini. Negli stessi anni, sempre Sabbatini, progetta gli Alberghi suburbani che costituiscono una soluzione progettuale intensiva legata alla crescente richiesta di alloggi. Infine, con le Case modello del lotto 24, costruite in occasione del Congresso internazionale delle abitazioni e dei piani regolatori, nel 1929, si rinnova lo studio sul tipo edilizio a carattere estensivo, con progetti firmati da Pietro Aschieri, Gino Cancellotti, Mario De Renzi, Mario Marchi, Plinio Marconi e Luigi Vietti.
Francesca Romana Stabile
[1] I. Costantini, Le nuove costruzioni dell’Istituto per le case popolari in Roma. La borgata giardino “Garbatella”, “Architettura e Arti Decorative”, II, 3, 1922, p. 119.
[2] Ivi, p. 121.