La parificazione riconosciuta agli ebrei di Roma agli altri cittadini nel 1870 e la proclamazione della città nel 1871 a capitale del Regno d’Italia modificarono la fisionomia della comunità dal punto di vista demografico e socioeconomico come evidenziano i registri comunitari. Molte famiglie rimasero a vivere all’interno del ghetto che sarà abbattuto nel 1885, insediandosi nei nuovi palazzi costruiti nell’area, altre si sparsero nei nascenti quartieri borghesi della città, altre ancora si trasferirono da altre parti della penisola. Dopo il 1870 per gli ebrei di Roma si aprirono nuove opportunità professionali che travalicavano quelle consuete del commercio al minuto o della vendita dei rottami di ferro, rappresentate dalla famiglia Funaro-Piperno che aveva un forno con annesso negozio di salsamenteria in via del Portico d’Ottavia 1/c, dalla cucitrice Rebecca Spagnolo che aveva un «Deposito cappotti» in via del Pianto 5 e di suo marito Elia Di Cori con cui avrebbe aperto poi un negozio di “Mercante-Sarto” in via de’ Baullari n. 16, e da Samuele Sonnino che smerciava materiale ferroso sul Lungotevere Ripa e abitava in Arenula 4 con sua moglie Bianca Piperno, mentre Alberto Di Porto, inizialmente rappresentante di dolciumi e generi coloniali, entrava nei ranghi militari e nel 1904 diventava ufficiale dell’Aereonautica e nello stesso anno sposava Vittoria Ascoli, dalla quale aveva tre figli Graziella, Cesare e Arrigo. Le nuove opportunità favorirono il loro inserimento nella società maggioritaria e spingevano progressivamente gli ebrei romani, in un processo simile a quello dei loro correligionari di altre comunità, a fare propri modelli e valori borghesi. Tutto ciò si riflesse anche nelle rappresentazioni familiari che si individuano tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e gli anni Trenta come nel caso dei contratti di matrimonio (ketubah), quale quello stilato tra Cesare Moresco e Fiorina Calò, e nella pratica dei matrimoni misti che porta in alcuni casi il coniuge non ebreo a convertirsi all’ebraismo o i figli nati da madre non ebrea a compiere la tevilah (conversione), come accade a Vittoria Orietta e ad Andreina Di Porto, figlie di Cesare e di Liliana Maurizi cattolica. Al tempo stesso immagini e documenti attestano il grado di acculturazione raggiunto dagli ebrei romani e mostrato, al di là della specifica ritualità di gruppo, in occasioni di eventi particolari e a forte impatto sociale come nascite, circoncisioni, maggiorità religiosa, matrimoni, sepolture (dopo l’abbattimento dell’antico cimitero comunitario alle pendici dell’Aventino e l’apertura di un reparto israelitico al Cimitero del Verano); ma anche più genericamente nei momenti di svago e nel tempo libero come testimoniato da una gita a Venezia, una meta classica del turismo nell’Italia della bella époque, di Salvatore Trevis con Vittoria Ascoli e Alberto Di Porto, ritratti nel 1914 nella tradizionale posa con i piccioni a piazza San Marco, e da una giornata trascorsa al mare, a Nettuno, agli inizi degli anni Venti dalla famiglia di Angelo Calò, venditore girovago, insieme con sua moglie, Fatina Piperno, e loro figli, Alberto, Enrica, Marco, Graziano, Giuseppe, Roberto, Michele, Lazzaro ed Elena che saranno deportati durante il rastrellamento del ghetto di Roma, grazie anche all’elenco degli ebrei residenti nella capitale stilato dal Governatorato il 20 aprile 1939, e dei quali tornerà soltanto Alberto.
Nel percorso un focus particolare è poi riservato alla famiglia Besso e, in particolare alla parabola esistenziale di uno dei suoi maggiori esponenti, Marco, un ebreo triestino, giunto a Roma nel 1863, che animato da sentimenti patriottici durante il suo primo soggiorno nella capitale dello Stato Pontificio per l’attività svolta a fianco del Comitato Nazionale Romano durante il tentativo liberazione di Roma compiuto da Garibaldi (1867) riceveva una medaglia assegnatagli nel 1875 dalla Giunta Provvisoria di Governo. Assunto dalle Assicurazioni Generali di Venezia con l’incarico di seguire le trattative con lo Stato Pontificio per il subentro alla Privilegiata Società Pontificia di Assicurazioni, assurgeva poi direttore generale dell’istituto assicurativo che ancora oggi è presente con il suo edificio in stile neorinascimentale a Piazza Venezia e a cui lavori di costruzione presenziava lui stesso, ritratto nel cantiere dei lavori insieme con altri alti dirigenti nel 1903.
Il modello familiare di comportamento della famiglia Besso (Marco sposava nel 1874 Ernesta Pesaro-Maurogonato di famiglia ebraico-veneziana e avrebbero avuto un figlio Salvatore, viaggiatore in Estremo Oriente che veniva immortalato in una serie di fotografie durante le sue ascensioni alpinistiche allora molto in voga in tutta la borghesia italiana) ricalca quello diffuso tra i ceti più abbienti della società ebraica italiana dell’epoca, in cui si fondevano istruzione, impegno politico post-risorgimentale e sociale. Quest’ultimo era comprovato tra l’altro dalla creazione della Scuola pratica per elettricisti istituita a Roma nel 1920 dalla Fondazione Marco Besso, a lui dedicata dopo la morte avvenuta nello stesso anno; l’istituto scolastico riconosciuto dal Comune di Roma sarebbe attivo sino al 1982. Un modello di comportamento quello messo in atto dalla famiglia Besso, come da altre importanti e significative della borghesia ebraica, che giocavano un ruolo fondamentale nell’esprimere capacità di interagire con il mondo circostante.
Le rappresentazioni delle famiglie ebraiche romane sono testimoniate a campione da immagini e documenti di questo percorso che offre con riferimento alla comunità ebraica di Roma l’opportunità, quindi, di cogliere informazioni sul rapporto tra individui, comunità e società che sarà spezzato dalle norme antiebraiche del 1938 e dalle deportazioni nel 1943.
Questo percorso è stato realizzato sulla base delle raccolte fotografiche e dei materiali documentari conservati presso l’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma nelle sezioni: Archivio Medioevale e Moderno, Archivio Contemporaneo registro dei matrimoni, Archivio Contemporaneo, Registro dei Sepolti al Cimitero Verano – Reparto israelitico, Archivio Contemporaneo, Governatorato di Roma, Ripartizione IV. Elenco delle persone appartenenti alla razza ebraica dichiaratesi residenti in Roma, e presso la fondazione Marco Besso, l’Archivio storico, Fondo Stampe e Fotografie G4.3,25, e Biblioteca.
Ester Capuzzo