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Garbatella

La borgata giardino dell’Istituto per le Case Popolari in Roma

Il percorso illustra le caratteristiche architettoniche, urbane e stilistiche della Garbatella, realizzata dall’Istituto per le Case Popolari in Roma (ICP) tra il 1920 e il 1930. Il quartiere, progettato da alcuni dei maggiori protagonisti della cultura architettonica romana degli anni Venti, si distingue per una singolare connotazione dei fronti urbani e per la qualità dei suoi spazi aperti, come documentano le fotografie storiche e i progetti conservati all’Archivio Storico Capitolino e all’Archivio Storico ATER Roma (ex ICP).

Fondata come borgata giardino il 18 febbraio del 1920, la Garbatella costituisce uno dei più estesi e rappresentativi progetti di espansione residenziale dell’ICP. Il quartiere, che si articola su una superficie complessiva di 26 ettari divisi in 44 lotti, venne programmato per «alloggiare specialmente gli operai della zona industriale nella quale l’area stessa ricade»[1]. La borgata giardino, infatti, era parte del più vasto piano di assetto della zona industriale della Capitale. In relazione a tale destinazione, nel 1916, Gustavo Giovannoni e Marcello Piacentini avevano elaborato il Piano regolatore della zona industriale di Roma che oltre a rilevare gli insediamenti delle industrie e dei servizi prevedeva un generale ridisegno della zona destinata alla realizzazione del porto fluviale, presso la basilica di san Paolo, del canale navigabile di collegamento con Ostia e del quartiere residenziale sui Colli di san Paolo.

La possibilità di realizzare questo piano, si concretizza nel 1917, quando il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici approva il progetto del Comitato Pro Roma Marittima, fondato dall’ingegnere navale Paolo Orlando, istituendo nel 1919 l’ente per lo Sviluppo Marittimo e Industriale di Roma (SMIR) che aveva il compito di realizzare e gestire la zona industriale da Roma al mare. Nel giro di pochi anni, però, a causa di diversi ostacoli di natura economica e politica lo SMIR sarà soppressoe numerosi dei progetti programmati saranno disattesi, in primis quello del porto di san Paolo. La realizzazione del quartiere residenziale, denominato poi Garbatella, verrà così assunta dall’ICP che a partire da 1920 cura i progetti, per successivi interventi, con edifici destinati ad accogliere anche gli abitanti provenienti dagli sventramenti del centro storico e dalle demolizioni dei numerosi baraccamenti nei pressi delle Mura aureliane, delle vie consolari, di porta Metronia, etc.

L’ICP con i primi interventi, realizzati intorno a piazza Benedetto Brin (1920-1923, lotti 1-5), promuove una lottizzazione estensiva che associa alla qualità urbana un controllato progetto architettonico. L’impianto urbano di questo primo nucleo venne progettato da Gustavo Giovannoni e Massimo Piacentini (Segretario Tecnico del Direttore Generale dell’ICP) «seguendo l’andamento della rete stradale e le condizioni altimetriche in modo da offrire un insieme vario e pittoresco secondo i diversi punti di vista»[2]. L’intenzione dei promotori era quella di costruire un quartiere modello, capace di suggerire, sperimentandola, una città a misura d’uomo: nei tracciati e nelle sezioni stradali, nella variazione dei tipi e delle facciate, negli spazi pubblici e in quelli di pertinenza privata. Un’operazione resa possibile dallo scarso valore commerciale dell’area che era distante dal centro della città, fuori dai limiti del piano regolatore.

L’ICP, interpretando tali istanze, realizza alla Garbatella un intervento di singolare sperimentazione progettuale. In relazioni alle diverse utenze, vengono adottate differenti soluzioni tipologiche che si qualificano attraverso il disegno dei prospetti, ispirato a una disinvolta e spesso ironica rilettura dell’architettura storica. Tale connotazione, infatti, nelle sue molteplici declinazioni, viene assunta come codice linguistico nei progetti elaborati da un gruppo di giovani architetti, vicini a Giovannoni, tra cui Innocenzo Sabbatini, Plinio Marconi, Camillo Palmerini, Gian Battista Trotta e Giuseppe Nicolosi. Questo stile vario e pittoresco, definito poi dalla critica barocchetto, segna l’immagine del quartiere che si struttura in base a tipi comuni, ripetuti e articolati in modi distinti, componendo le varie cellule attraverso differenti linee specularità. Ne deriva un tessuto edilizio costituito da una serie innumerevole di varianti architettoniche caratterizzate dalla combinazione di diversi motivi stilistici: evocazioni medioevali, declinazioni moderniste, memorie rurali, citazioni classiciste e barocche.

I primi cinque lotti, come detto, presentano una lottizzazione estensiva, articolata in villini, case a schiera e palazzine i cui impianti planimetrici sono curati da Innocenzo Costantini e dall’Ufficio Costruzioni e Progetti dell’ICP che affida il disegno dei prospetti a Innocenzo Sabbatini, Felice Nori, Camillo Palmerini e Plinio Marconi. La bassa densità edilizia caratterizza anche il Quartiere dei baraccati, progettato da Gian Battista Trotta (1925-1927, lotti 28-32, 37-38), e il Quartiere delle case a riscatto, di Plinio Marconi (1926-1927, lotti 52-55) che alla Garbatella realizza anche un edificio a corte (1923, lotto 8), cinque palazzine su via delle Sette Chiese (1926-1927, lotto 11), una palazzina economica (1929, lotto 8bis). La palazzina sarà il tipo edilizio che andrà a strutturare l’impianto urbano del quartiere, con i progetti di Palmerini, Sabbatini, Trotta, Polidori, Nicolosi, Sforza. A servizio del tessuto residenziale, saranno poi realizzati una serie di edifici pubblici, tra cui il Dopolavoro femminile, l’Asilo Luigi Luzzatti, il Cinema-Teatro Garbatella (ora Palladium) e i Bagni pubblici, progettati tra il 1926 e il 1927 da Sabbatini. Negli stessi anni, sempre Sabbatini, progetta gli Alberghi suburbani che costituiscono una soluzione progettuale intensiva legata alla crescente richiesta di alloggi. Infine, con le Case modello del lotto 24, costruite in occasione del Congresso internazionale delle abitazioni e dei piani regolatori, nel 1929, si rinnova lo studio sul tipo edilizio a carattere estensivo, con progetti firmati da Pietro Aschieri, Gino Cancellotti, Mario De Renzi, Mario Marchi, Plinio Marconi e Luigi Vietti.

Francesca Romana Stabile


[1] I. Costantini, Le nuove costruzioni dell’Istituto per le case popolari in Roma. La borgata giardino “Garbatella”, “Architettura e Arti Decorative”, II, 3, 1922, p. 119.

[2] Ivi, p. 121.

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Roma nel nuovo millennio

Fotomosaico Compagnia Generale Riprese Aeree

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Roma, fotomosaico, 2005. CGR

L’immagine comprende un territorio comunale che supera di poco i 128.000 ettari, dei quali il 23% circa sono di copertura urbana, ed una popolazione che va oltre i 2,5 milioni di abitanti. A est, i nuclei urbani periferici, vecchi e nuovi, in continua evoluzione, aggrappati alla viabilità di penetrazione verso il centro, hanno ormai trasformato la piana dell’Agro in un sistema di “aree non costruite residuali”. Spostandosi verso i primi rilievi dei Monti Tiburtini, Prenestini e dei Castelli Romani, i nuclei distinti lasciano posto all’urbanizzazione puntiforme che tende a mescolarsi con il pattern dei vigneti e oliveti caratteristici della fascia pedecollinare. A sud-ovest, tra il GRA e la costa, l’espansione tende a saturare gli spazi ancora liberi, e ad occupare nuove aree con coefficienti di utilizzo del suolo molto bassi. Un forte peso nella copertura urbana post 2000 hanno i grandi poli commerciali, sorti soprattutto nel settore sud-est. Più contenute risultano le dimensioni dell’espansione verso nord-ovest, dove la pianura tra l’Aurelia e la Cassia, anche in presenza della diffusione dell’urbanizzato, conserva ancora i caratteri agricoli e una discreta quantità di aree a vegetazione naturale.

Completamenti e ricuciture

Fotomosaico Compagnia Generale Riprese Aeree

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Roma, fotomosaico, 1998. CGR

Alla fine degli anni Novanta la popolazione di Roma ha continuato a diminuire fino ad arrivare intorno a 2.500.000 abitanti, mentre la crescita della città, anche se con ritmi rallentati rispetto ai decenni precedenti, ha continuato a mostrare le stesse caratteristiche: espansione di carattere estensivo sul territorio agricolo, e massicci interventi di edilizia prevalentemente residenziale fuori dalla città consolidata.

All’incrocio tra la via Flaminia e il GRA, nell’ansa del Tevere, si può notare la nuova sede RAI di Saxa Rubra (1990). Nel quadrante nordest, tra via Nomentana e via Tiburtina, sono ben visibili i disegni planimetrici di due nuovi quartieri confinanti con il GRA: Torraccia di San Basilio all’interno, e Casal Monastero (1994-99), all’esterno. L’intero settore è attualmente interessato da sviluppi di portata simile (in immagini recenti sono visibili cantieri nell’area compresa tra Val Melaina, Serpentara e Fidene), mentre il Nuovo Piano Regolatore del 2006 prevede per il settore un’ulteriore crescita residenziale nei piani di zona, l’inserimento di nuove funzioni e di collegamenti infrastrutturali.

Gli sviluppi più importanti nel decennio 1980-1990 sono avvenuti nel settore sudest, tra via Casilina e via Tuscolana, come risultato dell’inserimento nel territorio dell’Università di Tor Vergata. Le Facoltà, ben visibili nel fotomosaico, a partire dal 1993 hanno iniziato ad insediarsi su un ampio territorio libero esterno al GRA, compreso tra l’autostrada A2 e le aree edificate adiacenti alla via Casilina, e sono collegate tra loro attraverso un sistema di viabilità con grandi rotatorie. Nel frattempo, l’area adiacente compresa tra l’A2 e via Tuscolana è stata interessata da un boom edilizio di carattere da prima commerciale (iniziato nel 1992 con l’apertura del centro commerciale La Romanina) e successivamente residenziale, del quale nella foto si può osservare la fase di avviamento. Lungo via Appia,  verso Ciampino, si sono moltiplicati i capannoni commerciali e si è intensificata l’edificazione puntiforme. A sud, lungo la direttrice del mare si è continuato a costruire imponenti quartieri residenziali tra l’EUR e il quartiere di Decima. All’incrocio tra via Laurentina e il GRA e si possono osservare: all’interno, l’insediamento terziario sorto a partire dalla metà degli anni Ottanata, comprendente, fra l’altro, l’Anagrafe tributaria del Ministero del Tesoro, i magazzini Metro e il Centro telecomunicazione della Telecom; all’esterno, il cantiere sterrato dell’insediamento residenziale di Vallerano. Lungo via Ostiense in direzione Acilia è visibile il cantiere di Vitinia.

Dall’altra parte del fiume sono visibili nuove edificazioni lungo via Portuense di fronte al Corviale, e lungo via Aurelia in direzione del GRA.

Dentro la città consolidata, risalta la bianca copertura dello Stadio Olimpico, completata nel 1990, in occasione dei Campionati Mondiali di Calcio. Al Flaminio, sotto il Villaggio Olimpico, è visibile il grande cantiere sterrato del Nuovo Parco della Musica (2002) e, più a est, a ridosso del Parco di villa Ada, la moschea più grande d’Europa (1990).

Gli effetti dell’urbanizzazione sul territorio

Fotomosaico Aeronautica Militare

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Roma, fotomosaico, 1969. ICCD-Aerofototeca. Volo AM

Questa immagine ci porta alla metà del ventennio 1960-1980, durante il quale Roma ha continuato ad espandersi sul territorio con ritmi elevatissimi. La popolazione del comune si avvicina ai tre milioni di abitanti. Il fotomosaico riporta quasi tutto il territorio all’interno del GRA. A nordovest, Primavalle e Balduina crescono in forma semicircolare e tendono a congiungersi con i primi nuclei edificati lungo la via Cassia. Sopra ponte Milvio, l’edificato si spinge lungo Corso Francia e oltre il bivio tra via Cassia e via Flaminia. Il ponte Tor di Quinto (1962) collega via del Foro Italico con Corso Italia (1962) e la circonvallazione Salaria, completando una parte della tangenziale. Dalla parte opposta del Tevere si nota una vasta area di espansione oltre i quartieri Monte Sacro e Tufello, dove è in costruzione il quartiere Vigne Nuove (1971). Questa propaggine contiene anche i quartieri Talenti e Monte Sacro Alto, e tende a congiungersi con la via Tiburtina all’altezza di San Basilio (1949). Lungo via Tiburtina si nota un insediamento di edifici industriali. Un’altra concentrazione di capannoni si ha lungo via Prenestina. Tutta la fascia a est del GRA è tappezzata di nuclei (La Rustica, Tor Sapienza, Torre Angela, Torre Nova, Romanina, ecc.) e gruppi di case sparse. Nel momento dalla foto sono in costruzione due arterie di collegamento trasversale interne al GRA: via dei Monti Tiburtini-nella foto è ancora sterrata-che collega via Prenestina con via Nomentana e la tangenziale est (che verrà completata a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanata), e viale Palmiro Togliatti, che nella foto arriva fino all’incrocio con via Prenestina.

A sud, lungo via Cristoforo Colombo l’edificato si è infittito, lasciando liberi solo i lotti demaniali adiacenti alla strada. In uno di questi è stato costruito il Palazzo della Regione Lazio. Nel quartiere EUR si può notare la maglia regolare dei musei e dei ministeri collocati nel corso degli anni Sessanta. Sono visibili il Palazzo dello Sport (1960), il Laghetto (1960) e il Palazzo dell’ENI (1962). Verso il bivio tra viale Marconi e via Colombo si trovano gli Impianti Sportivi alle Tre Fontane (1957-60). L’edilizia residenziale ha cominciato a svilupparsi nelle aree adiacenti all’EUR. Lungo la via Ostiense, isolato nella campagna, si può notare il quartiere INCIS la Decima (1962). Più distante, lungo la via Pontina, è in parte visibile il quartiere Spinaceto (1968). Dall’altra parte del Tevere l’espansione ha riempito tutti gli spazi intorno ai complessi ospedalieri San Camillo e Forlanini, addensandosi lungo via dei Colli Portuensi. Villa Pamphili è tagliata a metà da un tronco stradale, in completamento alla tangenziale. Lungo via della Magliana c’è il quartiere della Magliana Nuova e più distante, nell’ansa del Tevere, il quartiere del Trullo.

Gestire una città in forte crescita

Quarto Piano regolatore

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Schema del piano regolatore generale adottato dal Consiglio Comunale in data 18 dicembre 1962. Comune di Roma-Ufficio Speciale Nuovo Piano Regolatore. Litografia Artistica Cartografica, Firenze, 1962. ASC.

L’espansione urbana nel secondo dopoguerra

Fotopiano Aeronautica Militare

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Roma, fotopiano, 1956-57. ICCD-Aerofototeca. Volo AM

L’immagine illustra l’espansione che ha avuto luogo dopo la Seconda Guerra mondiale a ridosso della città consolidata, lasciando fuori gran parte delle aree periferiche coinvolte dalla trasformazione. Sono gli anni del boom edilizio, quando Roma conta quasi due milioni di abitanti. Nel quadrante nordovest, il quartiere Mazzini si spinge lungo le pendici di Monte Mario, oltre la circonvallazione Clodia, mentre viale delle Medaglie d’Oro supporta la densa urbanizzazione di Balduina. La circonvallazione Aurelia, che collega porta Cavalleggeri con via Aurelia, orienta l’urbanizzazione verso Primavalle, dove è in corso la saldatura con i nuclei preesistenti, e verso Val Cannuta. Adiacente al Foro italico si può osservare l’edificio della Farnesina (1959). È il momento in cui si realizzano le opere pubbliche e le attrezzature per le olimpiadi del 1960. Nel Foro Olimpico (ex Foro Mussolini) è stato completato lo Stadio Olimpico (1948-53). Il Villaggio Olimpico (1958) è collocato nell’ansa del Tevere al Flaminio, con accanto lo Stadio Flaminio (1957-1959). Sono in costruzione: il viadotto di corso Francia (1958-60) che, scavalcando in quota il Villaggio Olimpico, collega le vie Cassia e Flaminia con il centro attraverso il ponte Flaminio (1951); la via Olimpica (1960) che collega il Villaggio Olimpico con il Foro Italico e le zone sportive dell’EUR, utilizzando tratti di viabilità esistenti; il cavalcavia della via Olimpica su corso Francia (1958-59).

Nel quadrante nordest, il quartiere Parioli ha saturato ormai tutti gli spazi tra il Villaggio Olimpico, via Flaminia e Villa Borghese. Il quartiere Trieste si è spinto oltre Villa Chigi e ha riempito gli spazi a ridosso di via Nomentana. Tra l’anello ferroviario e la città giardino di Monte Sacro, a ridosso del fiume Aniene sono sorti nuovi quartieri. La raggiera di piazza Bologna ha raggiunto la sua forma definitiva.

Il taglio del fotopiano a est non consente di analizzare le trasformazioni, tra cui la costruzione nei primi anni Cinquanta dei quartieri INA Casa a San Basilio, Ponte Mammolo, Centocelle e sulla Tuscolana. Sono invece visibili il complesso di Villa Giordani (1952), tra la ferrovia Roma-Tivoli e via Prenestina, e una estremità del complesso Tiburtino (1949).

Nel settore sudest, il quartiere Appio Latino avanza lungo le vie Appia Nuova e Tuscolana, e tende a saturare gli spazi a ridosso del Parco dell’Appia. A sud, l’urbanizzazione è ancora disordinata tra via Cristoforo Colombo e il Tevere. La circonvallazione Ostiense collega il quartiere della Garbatella e il nuovo Ospedale traumatologico (1957) con via Ostiense e via Cristoforo Colombo, lungo la quale è stata posizionata la Fiera di Roma (1953). Lungo viale Marconi, l’INA Casa ha costruito il complesso di Valco San Paolo (1949). L’EUR è visibile solo in parte. Si possono osservare, tra l’altro, la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo (1955) e il Palazzo della Civiltà del Lavoro (1940).

Dall’altra parte del Tevere, nel quadrante sudovest, il processo di completamento della maglia urbana continua con le edificazioni tra viale Marconi e via Oderisi da Gubbio, lungo via Portuense, e lungo la circonvallazione Gianicolense, dove si è verificata una forte espansione. Nel centro storico si può notare l’imponente edificio della FAO (1950-51), posto tra viale Aventino e viale delle Terme di Caracalla.

Roma durante la Seconda Guerra mondiale

Fotopiano Aeronautica Militare

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Roma, fotopiano, 1943. ICCD-Aerofototeca

L’eccezionale estensione di questo fotopiano-rappresentante un territorio che va oltre l’odierno GRA-permette di osservare la città in un ampio contesto territoriale. A sinistra idrografica del fiume Tevere la città consolidata è contenuta all’interno dell’anello ferroviario. A destra, è racchiusa in una superficie molto più ridotta tra il quartiere Mazzini e Monteverde, inglobando i rioni di Borgo e Trastevere. Ma a destare maggior interesse in questa immagine è la campagna circostante, che ospita numerosi nuclei e borgate aggrappati alle vie consolari, distanti diversi chilometri dalla città.

A nord, adiacenti alla città-giardino di Monte Sacro, si possono osservare le due borgate ICP di Val Melaina e Tufello (1937). La maggiore concentrazione di borgate-satellite si ha nel quadrante est, tra via Nomentana e via Tuscolana, nella fascia semicircolare che si sviluppa tra l’anello ferroviario e la direttrice trasversale San Basilio-Tor Cervara-Tor Tre Teste-Torre Spaccata. Qui, si possono osservare: tra via Nomentana e via Tiburtina la borgata San Basilio (1928) che ospita gli sfollati per sventramenti del centro storico (alcune baracche sono disposte in modo da far comparire la scritta DUCE); lungo via Tiburtina la borgata ICP Pietralata (1936) e il quartiere ICP Tiburtino III (1936); lungo via Prenestina la borgata ICP Quarticciolo (1937); tra via Prenestina e via Casilina la borgata ICP Giordani (1930) e le urbanizzazioni dei quartieri Prenestino e Centocelle; lungo via Casilina, all’altezza di Tor Bella Monaca,  il Villaggio Breda (__); lungo via Tuscolana la borgata abusiva del Quadraro (1920) e, verso l’esterno, all’incrocio con via di Torre Spaccata, gli stabilimenti di Cinecittà (1937). Nel quadrante sud è in atto l’espansione della città verso il mare con il quartiere EUR, già delineato (i lavori, iniziati nel 1937, sono fermi dal 1942), posizionato lungo via Cristoforo Colombo (1954). È in corso di completamento anche viale Marconi con il ponte (1955). A sud del quartiere Ardeatino c’è la borgata rurale di Tor Marancia (1930), mentre a 15 km da Roma, lungo via Ostiense, la borgata Acilia (1924). Nel quadrante ovest, lungo via della Magliana c’è la borgata ICP del Trullo (1935) e verso via Aurelia, la borgata di Primavalle (1930).

La foto è di poco precedente al primo bombardamento di Roma del 19 luglio del 1943, quando furono colpiti i quartieri S. Lorenzo, Tiburtino e Prenestino, il Verano, il Policlinico e la Città universitaria.

La crescita di Roma tra le due guerre

Fotopiano Aeronautica Militare

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Roma, fotopiano, 1937. ICCD-Aerofototeca. Volo AM

L’immagine illustra la forma della città fra le due guerre. La popolazione ha appena superato un milione di abitanti. Nel quadrante nordovest, il quartiere Mazzini è costruito, ad eccezione del settore che si svilupperà dopo la guerra attorno a via Cipro, in prosecuzione di viale delle Milizie. Lungo il fiume c’è il Foro Mussolini (1932) e le prime strutture del ponte Duca d’Aosta (1936-39). A piazza maresciallo Giardino ci sono ancora le baracche comunali. Oltre ponte Milvio c’è la borgata Tor di Quinto, e non è ancora iniziata la costruzione del ponte Flaminio (1938). L’ansa del Flaminio è stata costruita con alta densità, e il quartiere Parioli è in piena fase di espansione.

Nel quadrante nordest, tra via Salaria e via Nomentana è in costruzione il quartiere Trieste. Sempre sulla Nomentana, oltre i binari della ferrovia per Orte e la circonvallazione Salaria, e oltre il fiume Aniene, si può osservare la città giardino di Monte Sacro (1920-25). Tra via Nomentana e via Tiburtina l’espansione si appoggia lungo via XXI Aprile e piazza Bologna, dove è stato appena costruito l’Ufficio postale (1933-35). Accanto al Policlinico, tra via della Regina e il quartiere San Lorenzo è stata costruita la Città universitaria (1935).

Nel quadrante sudest, l’espansione si sviluppa oltre i binari dell’anello ferroviario. Tra via Prenestina e via Casilina si può osservare parte del quartiere Pigneto Prenestino. Il quartiere Appio Latino si appoggia sulla via Appia Nuova, e si disperde nella campagna man mano che ci si allontana dal centro. Lungo via Ostiense si sono compattati gli edifici della zona industriale, le infrastrutture e i quartieri residenziali. Sul piazzale Ostiense si affaccia la stazione della ferrovia Roma-Ostia (1924). Il quartiere Garbatella (1920-28) tende a ricucirsi con la città attraverso tracciati stradali che tagliano verso nord aree ancora libere. Verso sud, oltre Garbatella, c’è il quartiere Ardeatino e la borgata rurale di Tor Marancia (1930). Nell’ansa del Tevere, circondata dalla campagna, si può osservare la Vasca navale (1929) e, più a sud, sulla via Ostiense (a limite della foto), il primo nucleo dello stabilimento Alfa Romeo (1935-36). Sull’altro lato del Tevere, nel quadrante sudovest lungo via Portuense, sono sorti i complessi ospedalieri San Camillo (1929) e Forlanini (1935). Poco sopra i fabbricati dell’ospedale San Camillo, un gruppo di villini si appoggia al primo tratto della circonvallazione Gianicolense (1929). Lungo via Donna Olimpia si vede un massiccio complesso di case popolari. Il quartiere estensivo di Monteverde, sorto intorno agli anni Venti, è in piena espansione. Oltre villa Pamphili, il vecchio quartiere delle Fornaci ha lasciato il posto all’edilizia intensiva.

La foto mette in evidenza i vuoti lasciati nel tessuto storico dalle demolizioni del periodo fascista. Si possono osservare, tra piazza Venezia e il Colosseo, l’apertura di via dell’Impero e l’isolamento della basilica di Massenzio (1932) e, tra il Vittoriano e Bocca della Verità, l’apertura di via del Mare (1929-35). Sono stati portati a termine anche l’ampliamento di via di S. Marco, l’isolamento del Teatro di Marcello, la sistemazione delle pendici orientali del Campidoglio, del Lungotevere dei Pierleoni e di piazza di Monte Savello (1932), l’apertura di via Bissolati (1931-43) e di via Barberini (1932). Sono in corso le demolizioni per gli scavi di piazza Augusto Imperatore (1934-37) e nella Spina del Borgo (1937). Al Circo Massimo sono allestiti i padiglioni per la mostra nazionale del tessile (1937-38). A Testaccio, lungo via Marmorata sono stati costruiti la caserma dei Vigili del Fuoco (1929) e l’edificio postale (1933-35). Di fronte al Monte dei Cocci c’è lo stadio di Testaccio (1929) demolito nel 1940.

Le grandi ambizioni del fascismo su Roma

Terzo Piano regolatore

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Piano regolatore. Treves, Treccani, Tumminelli, Milano-Roma, 1931. ASC.

Roma dall’aeroplano

Prima foto aerea zenitale di Umberto Nistri

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Roma dall’aeroplano, 1919. ICCD-Aerofototeca. Volo AM, U. NISTRI

L’immagine fotografata da Umberto Nistri ci restituisce una città in piana espansione. La popolazione si avvia a raggiungere i 700.000 abitanti. Nel quadrante nordovest, il quartiere Prati è già edificato e collegato al centro storico con i ponti Margherita (1891), Umberto (1895) e Cavour (1901). L’incrocio formato da viale delle Milizie e viale Angelico, che taglia verso nord un territorio ancora deserto (a parte i due allineamenti di baracche comunali posti sull’estremità vicino al fiume), costituisce l’intelaiatura del futuro quartiere Mazzini, in parte tracciato. Più a ovest, lungo via Trionfale si affacciano solo pochi edifici. A sinistra del Tevere, viale Tiziano corre parallelo a via Flaminia. Una vasta area nell’ansa del fiume è occupata da caserme e depositi. Lo stadio Flaminio (1911) e la serpentina di viale dei Parioli sembrano fluttuare in uno spazio vuoto. A nord di Valle Giulia spiccano il tracciato di viale delle Belle Arti e il nuovo edificio della Galleria Nazionale d’Arte Moderna (1915). Scendendo verso piazza del Popolo, si possono distinguere le fondamenta del Ministero della Marina.

Il quadrante nordest si presenta nella parte superiore con il parco di villa Ada e via Salaria totalmente sgombere di edifici. Scendendo verso sud, la prima propaggine della città è il quartiere Salario che arriva fino a piazza Verdi e a piazza Quadrata. La crociera formata da via Nomentana – ben visibile nel suo tratto tra porta Pia e piazzale di S. Agnese, allargato nei primi del Novecento – e viale Regina Margherita, raccoglie un edificato denso e regolate nel tratto sviluppato attorno villa Albani (tra il muro torto e villa Borghese), estensivo verso l’esterno, con gruppi di villini articolati lungo via Clitunno, piazza Trasimeno, piazza Caprera, dietro villa Paganini, via Bosio e via Guattani. A destra di Castro Pretorio c’e’ il Policlinico (1906), mentre nel quadrante sudest, tra il quartiere San Lorenzo e le mura, la spianata che ospiterà negli anni Trenta la Città universitaria. Lo snodo di Porta Maggiore rappresenta un esempio di misto funzionale che vede l’alternarsi di strutture ferroviarie, capannoni industriali, baraccamenti comunali (lungo la Casilina, la Prenestina, fuori le mura di S. Croce) e quartieri intensivi (davanti a S. Croce, oltre via La Spezia). Fuori porta San Giovanni è cominciata l’urbanizzazione di via Appia Nuova lungo la quale è visibile il tracciato circolare di piazza Re di Roma. Altre due grandi concentrazioni di baracche si trovano a via della Ferratela e fuori porta Metronia. Proseguendo verso il quadrante sudovest, si possono osservare, ancora incompleti, i quartieri popolari a San Saba e al Testaccio. Lo spazio tra il Monte dei Cocci e il Tevere è occupato dal Mattatoio (1891). Il Ponte Sublicio (1919) congiunge piazza dell’Emporio con piazza di Porta Portese. A sud del ponte dell’Industria (1911), lungo il Tevere e la via Ostiense, si sviluppa la prima zona industriale di Roma che la foto non arriva a mostrare (nel 1910 era entrato in funzione il nuovo Gazometro a S. Paolo; nel 1912 si erano inaugurati i Magazzini Generali e l’Azienda elettrica municipale, ed erano terminati i lavori del nuovo porto fluviale San Paolo). A Trastevere, il tracciato di viale del Re, percorrendo territori in parte non costruiti, collega la Stazione ferroviaria (1890) con il centro storico attraverso il ponte Garibaldi (1888). A sinistra del viale, alcuni gruppi di villini cominciano a sorgere sulle pendici di Monteverde. Lo spazio esterno ai bastioni, subito fuori piazza S. Pietro, è invece affollato dalle baracche del quartiere delle Fornaci, uno dei primi demoliti dal governatorato fascista.

Infine il centro storico, dove sono ben visibili gli sventramenti di corso Vittorio, via del Tritone e di via Arenula. Quest’ultima si perde all’improvviso nella fittissima maglia urbana antecedente ai lavori di scavo per l’area sacra dell’Argentina (1929). Sono in costruzione il Ministero del Lavori Pubblici nel piazzale di Porta Pia (1925) e il Ministero dell’Interno al Viminale (1920). In piazza Venezia è stato costruito il palazzo della Società di Assicurazioni di Venezia (1906) e demolito il Palazzetto Venezia (1909). In via del Corso è in costruzione la Galleria Colonna (1922).

Una città laica e progressista

Secondo piano regolatore

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Piano regolatore e di ampliamento della città di Roma. Edizione ufficiale. Istituto Geografico Militare- Studio del piano regolatore del Comune di Roma. Comune di Roma, Roma 1908-1909. ASC.

La giovane capitale borghese: i primi quartieri di espansione e le prime opere pubbliche

Primo piano regolatore

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S.P.Q.R. Piano regolatore e di ampliamento della città di Roma approvato dal Consiglio Comunale nella seduta del 26 giugno 1882 in relazione alla legge sul concorso dello stato nelle opere edilizie nella capitale del regno. Comune di Roma, Roma 1882. ASC.

Una piccola città in procinto di diventare Capitale d’Italia

Pianta della Direzione Generale del Censo

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La pianta rappresenta un aggiornamento con riduzione di scala del catasto urbano Pio-Gregoriano (1818-24). Si tratta di una delle ultime cartografie redatte alla vigilia delle grandi trasformazioni che si avvieranno con il trasferimento a Roma della capitale del Regno d’Italia e la fine dello Stato della Chiesa. Il perimetro della città è minore rispetto a quello delle mura aureliane. Il volto di Roma è rimasto pressoché immutato nel corso dell’Ottocento, e le uniche novità sono rappresentate dai binari della prima linea ferroviaria che tagliano le mura subito a nord di Porta Maggiore, dal ponte di ferro sul fiume Tevere, tra San Giovanni dei Fiorentini e Palazzo Salviati, e dai tracciati corrispondenti alle odierni vie Nazionale (primo tratto), Torino, Firenze, Napoli, Modena: si tratta del primo quartiere che monsignor De Merode sta cominciando a costruire con il sistema della lottizzazione, davanti alle Terme di Diocleziano.